Cos'è una città 30 ?
Una città 30 è una città che mette l'individuo al centro. E' la città delle persone, dei cittadini. E' la città degli anziani, dei bambini e dei fragili, ma anche di chi vuole andare a lavorare senza lo stress che deriva dal frequentare strade che sembrano delle piste da rally.
Questo non significa che le città 30 debbano bandire le automobili o altri mezzi motorizzati (nè che tutte le strade della città debbano diventare strade 30), significa però che alle persone a piedi, in bicicletta e anche in automobile, venga data la possibilità di spostarsi in sicurezza.
Significa anche che chi guida su vie cittadine, in cui si vive o si lavora, dovrà viaggiare ad una velocità rispettosa della vita delle persone e del commercio, escludendo quelle velocità che sono purtroppo attualmente permesse, ma che sono pericolose per tutti, non essendo neanche utili ad accorciare i tempi di percorrenza in ambito urbano.
Le città 30 vedono un drastico e repentino crollo dei sinistri stradali, una diminuzione dello smog e dell'inquinamento acustico (rumore), nel contempo aiutano il commercio di vicinato e fanno aumentare il valore degli immobili. Il tutto senza aumentare i tempi di percorrenza (vedi i grafici)
Non ci sono categorie penalizzate in una città 30. In Inglese si direbbe un "win-win".
Perchè Roma deve cambiare?
Il 2022 ha registrato per l'Italia una cifra pari a 220.000 feriti da collisioni stradali e 3000 morti. Il 73% dei sinistri stradali avvengono in città (fonte ACI)
Siamo tra i pochi Paesi Europei in cui l'incidentalità urbana continua a crescere (Italia: 28,9 morti per milione di abitanti, mentre in Germania sono 15,7, in Gran Bretagna 10,9, e in Norvegia 5,3! vedi qui i dati.)
A Roma, nel 2022, sono morte in strada 150 persone. Un numero in aumento rispetto agli anni precedenti.
Oltre alla tragedia umana che colpisce le vittime e le loro famiglie, il Ministero dei Trasporti stima una perdita economica per la collettività intera, pari a 1,5 milioni di euro per ciascun deceduto e di circa 300.000 euro per ogni ferito grave. Moltiplicando queste cifre per il numero di sinistri che abbiamo ogni anno, è facile capire che parliamo di una spesa sociale enorme (vedi il documento del MIT). Alcune stime parlano di 18 miliardi di euro (0,9% del PIL), altre di 34 (2% del PIL), in ogni caso è una cifra molto più elevata che in altri paesi paragonabili al nostro.
Diventando una città 30, sull'esempio di Bologna e Milano (che però devono ancora completare il percorso per arrivare ad essere vere città 30), ma anche di Parigi, Barcellona, Graz ed altre, Roma potrebbe ridurre drasticamente morti e feriti sulle strade, inquinamento, rumore e traffico e aumentare la vivibilità e la sicurezza della città, esattamente come sta avvenendo nel resto d'Europa (vedi qui le infografiche).
Come si realizza la città 30
Non basta cambiare i segnali stradali. Bisogna rimodulare l’infrastruttura urbana, adottando sistemi che moderino la velocità dei veicoli a motore sulle vie cittadine.
Esempi di strumenti di moderazione sono: il restringimento delle carreggiate, l’allargamento dei marciapiedi, le ‘orecchie’ agli incroci, le chicanes, le speed tables, i dissuasori, i rialzi stradali, i T-Red, i tutor, gli scout speed, gli autovelox, ecc.
Contestualmente, nella città 30 diminuisce il numero di semafori e quindi tanti “stop-and-go” che rallentano la fluidità del traffico e aumentano lo smog cittadino.
Strumento collaterale è la battaglia alla doppia fila, che attualmente, nella Capitale, è un’abitudine molto diffusa che aumenta notevolmente il traffico in molte vie.
Infine, gli attraversamenti pedonali vanno protetti, in quanto a Roma vi sono 50 morti l’anno investiti sulle strisce pedonali e questo non è accettabile.